Ho letto con piacere l’interessante intervista di Verona In all’esperto di mobilità sostenibile ing. Marco Passigato e sono molto d’accordo con le lucide considerazioni espresse. E allora viene da chiedersi: com’è che il Comune di Verona è così pavido e tradisce, proprio nell’attuale particolarissimo contesto (con sottovalutate problematiche sanitarie ed endemiche criticità legate al trasporto pubblico), l’esigenza di un reale e vigoroso passo avanti nella mobilità sostenibile? Da chi si fa fare le consulenze il Comune di Verona? O chi ascolta, alla fine, quando si tratta di decidere?
Solo per fare un piccolo esempio, così che i cittadini possano comprendere, si dà il caso che ai tempi della progettazione dei percorsi per il filobus (ormai vanescente e famigerato fantasma), i tecnici avevano razionalmente previsto che una delle due linee (2a e 2b) provenienti dal centro con destinazione Verona Sud / Ospedale Borgo Roma, dovesse proseguire diritta su viale del Lavoro in direzione del casello autostradale alla Genovesa, al fine di servire l’utenza delle attività presenti anche sul primo tratto di viale del Lavoro, oltre ovviamente agli utenti della Fiera.
Sapete invece com’è andata? È bastato che sua eminenza Fiera di Verona (e facciamo finta di non sapere che il primo azionista della stessa è il Comune di Verona) aprisse bocca per dire che la presenza del filibus su viale del Lavoro avrebbe creato impedimento alla libera invasione di auto dei visitatori per far subito spostare il previsto transito su parte del già risicato e defraudato Parco Santa Teresa, così da sottrarre un’ulteriore porzione di area verde a Verona Sud nonostante in questa parte di Verona manchino all’appello oltre 800.000 mq di terreno naturale!
Si parla molto del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS), e allora ci chiediamo se è credibile un’amministrazione pubblica (la precedente all’attuale) che prima firma e fa partire l’appalto per i lavori della filovia e poi si preoccupa di avere il PUMS.
E come si fa (e qui forse l’ing. Passigato ha voluto stendere un velo pietoso) a pensare ad una mobilità sostenibile ostinandosi a tenere la Fiera di Verona, con il suo immenso ed inquinante carico di traffico, incuneata tra due popolosi quartieri? Non solo, ma riuscendo anche a concepire la possibilità (a Verona il privato chiede e l’amministrazione di turno supinamente concede) di aggiungere ulteriori grandissimi attrattori di traffico in un’area periodicamente già al collasso!
E si che c’è anche un ponderoso studio dell’Università di Trento, commissionato proprio dal Comune di Verona (e costato circa 170.000 euro), che sconsigliava vivamente agli amministratori pubblici proprio tale “assembramento” di attività e atrattori di traffico.
E ancora, si pensa di consentire nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi la possibilità di realizzare (oltre naturalmente ai numerosi parcheggi funzionali alle esigenze del pianificato complesso) un ulteriore parcheggio di 500 auto per gli ospiti vip della Fiera. Già, perché i cittadini devono rischiare la vita su certe pseudo piste ciclabili e andare al lavoro e a scuola in bicicletta ma non sia mai che gli ospiti della Fieradebbano lasciare la loro auto in un adeguato, e magari alberato, parcheggio scambiatore alle porte della città, per poi prendere una navetta, teleferica, tram o quel che si vuole mezzo di trasporto collettivo di massa che non pesi sulle spalle di chi vive e lavora tutto l’anno nei suddetti adiacenti e popolosi quartieri di Verona Sud.
Una cosa hanno imparato i cittadini: quando l’Amministrazione (incapace di porre un argine a non sempre limpidi interessi economici di cordate varie) parla di riqualificazione il cittadino deve temere. Circa 15 anni fa all’incrocio tra via Scopoli, via Roveggia e via Murari Bra l’Amministrazione allora in carica annunciò degli interventi di riqualificazione e razionalizzazione (altra parola magica) della segnaletica stradale al fine di migliorare la fluidità del traffico fieristico. Risultato? Sono ancora ben visibili e svettano quali orgogliosi totem alla stupidità i tre tralicci d’acciaio voluti dalla Fiera di Verona con la benedizione del Comune.
Torniamo alle piste ciclabili ed alla mobilità sostenibile. Ma non vi pare che a fronte dell’insediamento di mega centri commerciali come Adigeo, il Comune di Verona avrebbe dovuto porre come condizione alla concessione idonei contributi per la realizzazione di veri percorsi ciclabili protetti? Provate voi ad andare all’Adigeo o alla Genovesa in bicicletta…
E parimenti un accenno è doveroso anche sulla assoluta attuale mancanza di verde compensativo a fronte dell’apertura di tale centro commerciale. E di nuovo ci chiediamo: come fa un’amministrazione comunale eletta dai cittadini a preoccuparsi così tanto di tutelare gli interessi di questi imprenditori, dimenticandosi totalmente dei giusti diritti dei cittadini? Già, perché l’autorizzazione a costruire è stata rilasciata subito, ma il verde dovuto sarà realizzato solo in piccola parte rispetto al dovuto (grazie a certi commi furbescamente inseriti nelle NTO) quando, forse un giorno, deciderà di costruire ulteriormente. Ma secondo voi, se si chiama “compensativo” non dovrebbe esserci contemporaneamente all’impatto dell’opera da compensare?
Agli amministratori comunali va sempre bene così, ma i cittadini si chiedo ormai quand’è che qualcuno (potere giudiziario?) verificherà che tutto questo agire sia davvero limpido ed utile alla collettività e rispettoso non di norme tecniche stilate ad arte, ma dei principi fondanti del diritto e delle leggi di tutela costituzionale. Solo cosi, forse, si potrà invertire una tendenza sempre più pericolosa in quanto sempre più dimentica del bene comune e del benessere collettivo.
Enrico Marcolini
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